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SamarCaLda 2007

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 Diario di viaggio SamarCaLda 2007

Racconto di Katarina Amahdyan
Racconto

Pagina 1 (di 11)
(Partenza, traghetto, Smirne, Olympos, Buyukeceli)

Pagina successiva
Pagina 2

 
Samarcanda: un nome che sembra cantare, una di quelle mete della fantasia che uno si porta in petto dall’infanzia.
Strana parola: Samarcanda! Si può anche non sapere che è una città, non sapere dov’è, non conoscere la sua storia, non legarla a quella di Tamerlano, ma il suo semplice suono, Samarcanda, è una promessa.
( ... )
Di Samarcanda mi restano i colori: il turchese delle cupole contro l’azzurro del cielo e un nome che, nonostante tutto, continua a cantare.

 
Tiziano Terzani,
tratto da “Buonanotte signor Lenin”
edizioni TEA DUE, 1992

SamarCaLda 2007

Viaggio m(otocicl)istico a 52 gradi in Turchia, Caucaso, Asia Centrale

Prima di tutto riporto il chilometraggio di Nelik!

Contachilometri alla partenza
230.150

Contachilometri all’arrivo
237.233

Chilometri percorsi 7.083

Giornate: 
21 luglio 2007 - “Il traghetto dei desideri”
22 luglio 2007 - “Oblio navale”
23 luglio 2007 - “Di nuovo Turchia!”
24 luglio 2007 - “Olympos, arriviamo!”
25 luglio 2007 - “Ozio al mare”
26 luglio 2007 - “Stregati dalla Chimera”
27 luglio 2007 - “Bagno sotto la luna”

21/07/2007 - “Il traghetto dei desideri”
Mi sveglio all’alba, come sempre negli ultimi giorni, per le ultime commissioni per il viaggio. Riesco ad aggiornare il sito, mi taglio i capelli, riprendo il motorino dei miei lasciato davanti al meccanico, monto gli accessori dei bauli. Seguo la mascherina di carta allegata al poggiaschiena da montare sul retro del baule posteriore. Lo foro col trapano, nonostante tema di rovinarlo, vista l’età, 15 anni, e la plastica non più malleabile come un tempo. Primo buco, secondo buco, appoggio il poggiaschiena, i buchi sono più in basso di 5 cm buoni. Torno in casa a prendere il silicone, chiudo alla meglio i buchi, prendo a mano il segno, nuovi buchi, tutto ok.
Rimando per ben due volte l’appuntamento con Remo, morirà dal caldo e mi odierà prima ancora di essere partiti!

 

 

Partenza da Roma

 

Partite e tornate vincitori!
Soprattutto ... TORNATE!!
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Alle 17 riusciamo a partire con la benedizione dei genitori di Cate, alle 17:40 ci incontriamo nella prima area di servizio della A24.
Strada noiosa, lunga, caldissima. Superiamo un incidente, chiacchieriamo con altri motociclisti lungo la strada, non mi va di spiegare il giro che dovrei fare, taglio corto con “Turchia!”.
Passiamo davanti alla basilica di Loreto. Soltanto dai racconti dei miei, so che sono stato battezzato qui, ma ovviamente non ricordo nulla, nè ci sono mai tornato dopo di allora. Non avverto particolari legami, ma il pensarmi così piccolo, in un tempo così remoto, passato di lì, mi immerge in un mare di riflessioni, aiutato anche dall’alienazione autostradale.
Arriviamo nei pressi del porto intorno alle 22, il traghetto parte alle 23:30, sono in riserva sia di benzina che di cibo, vorrei fare un giro in centro. Decidiamo però di andare a vedere che aria tira, entriamo in un porto deserto. Palazzi vuoti, parcheggio vuoto, due persone di cui un senza tetto. Mi indicano gli sportelli del check in, vanno Caterina e Remo. Dopo un paio di minuti vedo un paio di persone che scendono di corsa, si infilano in macchina e sgommano via. Loro vengono aggrediti allo sportello:
“La nave sta partendo!”
“Ma non parte tra più di un’ora?”
“Ma quando mai! Parte tra mezz’ora ... e poi il capitano fa come gli pare, parte anche adesso se vuole!”
Scappano anche loro, mi raggiungono, mi spiegano in due parole la situazione, sono incredulo, ma parto.
Fuori dalla nave non c’è nessuno, un marinaio ci corre incontro urlando:
“Ma volete proprio restare a terra?! MUOVETEVI!!”
Siamo gli ultimi. Con un brivido vedo la vacanza sfumare.
La cabina è minuscola. Primo relax da giorni e giorni. Cate e Remo chiacchierano rilassati mentre io scrivo le prime impressioni di quello che sarà un lungo viaggio, almeno nelle intenzioni.
Saliamo sul ponte più alto, all’esterno, proviamo il nuovo acquisto, una coppia di walkie talkie. Dichiarano 10 km di portata. Già con un paio di ponti di differenza non si sentono più.
Ci sistemiamo su un paio di sedie a respirare il mare. Ci sono pochissime persone, ancora meno salgono, ma quando vedo una coppia mi scatta un campanello ... “vuoi vedere che è Mario...”
Inizio a fissarlo senza tanti imbarazzi, mi convinco sempre di più, ma razionalmente le possibilità che sia davvero lui sono piuttosto scarse. Con un po’ di faccia tosta mi avvicino:
“Mario?”
“Nelìk?”
“Ciao!!”
Iniziamo a chiacchierare, finalmente ci incontriamo dopo alcune mail ed sms scambiati.
Siamo tutti molto stanchi, ci salutiamo, doccia nel piccolo bagno senza piatto, allagando tutto.
Notte alle 2:30, ora italiana.
[ N.d.R. - 6 Settembre 2007: non so perchè mi ero fissato sulla partenza alle 23:30. Ero convintissimo fosse scritto nero su bianco sul sito ufficiale della Marmaris, che l’avessi scritto anche nel mio sito. Ho pensato ad errori, congiure, complotti, diversità di fuso orario, ora legale, rapimenti degli alieni e quant’altro.
Nulla di tutto ciò.
Quando sono tornato in Italia ho verificato.
Ovunque era riportato 22:30: sui biglietti che avevo ma che non avevo guardato, sul sito della Marmaris, nel mio sito, nelle mail scambiate con l’agenzia viaggi. Misteri della mente ... ]

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22/07/2007 - “Oblio navale”
L’altoparlante ci sveglia senza tanti complimenti. La colazione è già alla turca: pomodori, formaggio, cetrioli, olive, uova, ecc. Resisto e mi comporto ancora da italiano: fiocchi di cereali al cioccolato e latte. Rubo qualche uovo per il pranzo, non incluso nel carissimo biglietto.
Incontriamo di nuovo Mario & Mary, conosciamo un’altra coppia molto simpatica: Davide & Giovanna, su Monster.
Il duty free del traghetto, contrariamente al solito, è grande e ben fornito, ma non compriamo nulla.
Parliamo ancora del nostro arrivo al fotofinish. Lo esorcizziamo assieme agli altri. Loro hanno fatto il check in nel tardo pomeriggio, più o meno quando noi partivamo da Roma.
Penso ancora alle mail, alle cartelle di posta, al computer. Vorrei mollare gli ormeggi anch’io, iniziare a vivere la vacanza e non pensare più a Roma e a tutto il resto. La scorsa notte ho avuto un sonno molto agitato, devo rilassarmi!
I letti della cabina sono molto comodi. Finita la colazione e dopo aver chiacchierato, Cate ed io li proviamo di nuovo, mentre Remo va a prendere un po’ di sole e a leggere la guida.
Passiamo la mattinata in cabina, Cate dorme, io leggo, scrivo, mi dedico un po’ a me stesso, poi a noi.
Penso all’altra carenza organizzativa, oltre all’orario di partenza fasullo. Sono settimane che non parlo più con Dario, ignoro totalmente cosa dovrò fare al ritorno, per sdoganare la moto: a chi devo rivolgermi, se devo avvertirli, se posso fare da solo.
Il sonno mattutino è ancora agitato, mille pensieri si rincorrono. Le ultime settimane ed in particolare gli ultimi giorni, sono stati frenetici e ansiosi. Mi è capitato di svegliarmi alle 4:30, gli altri alle 6 / 6:30, mai più tardi delle 7. Poi iniziavano i mille giri per la patente internazionale, i medicinali, il meccanico, le vaccinazioni, acquisti vari nei posti più disparati e distanti.
Il mio cervello deve scoprire, accettare, conquistare il fatto che le ansie sono concluse, che può respirare, rilassarsi, girare al minimo.
Questa espressione mi fa pensare alla moto, ai timori sulla sua salute, ad un ipotetico male nascosto che possa rivelarsi in un momento qualsiasi del viaggio. Spero, prego di no.
Sto leggendo un libro di qualche anno fa, “A Est di Hamilton Road”, ambientato nel Kurdistan turco. È una terra che ho attraversato a volo d’uccello nel 2001. Ricordo che mi aveva colpito il paesaggio, duro, ancestrale e le strade, intenzionalmente carenti.
Questa volta dovremmo fermarci qualche giorno in più, sempre pochi purtroppo.
Come letture ho portato anche il mitico Tiziano Terzani, “Buonanotte Signor Lenin”. Purtroppo è una nuova copia comprata dopo aver smarrito la mia storica, persa o lasciata chissà dove, nei meandri delle mie vite passate.
Comunque mi spiace, perchè nei libri che leggo, soprattutto quelli che “vivo” e mi colpiscono maggiormente, annoto, scrivo, sottolineo, rifletto.
Pranzo al sole, ma fa troppo caldo per resistere. Chiacchieriamo con gli altri ragazzi del gruppo che ormai incontriamo e cerchiamo ogni volta che possiamo. Racconti di viaggi passati, aneddoti.
Facciamo l’esercitazione di emergenza, è la prima volta che mi capita su un traghetto. Gli “istruttori” sono pochi, molto distanti, c’è un forte vento che disperde le indicazioni e la scarsa voglia di seguirli. In pratica sono 20 minuti di divertimento collettivo, all’aperto.
Il mix di sonnolenza, caldo, vento, mi lascia indeciso su cosa voglio fare. Non ho un desiderio preciso, qualsiasi pensiero mi attrae e respinge in egual misura. Troppo sonno per leggere, poco per dormire.
Stancamente ci sediamo nel salone dove poco fa c’era uno spettacolo d’animazione con una trentina di bambini entusiasti di seguire i passi di danza dell’animatore.
Leggo, scrivo, ripasso russo, studio la cartina, consulto la guida, chiacchiero con Cate.
Giro sul ponte esterno, ci parcheggiamo su quello più alto.

 

Sul traghetto Ancona - Izmir

 

L’importante è che “se magna”! (1)
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Arriva Remo, dopo un paio d’ore anche Mario che propone un aperitivo a base di melone e salame artigianale delle sue parti, Brescia. Spettacolare! Riesce a rintracciare anche Davide & Giovanna: siamo al completo!
Di nuovo chiacchiere, aneddoti e battute. C’è una bella atmosfera, di condivisione e sintonia. Siamo un bel gruppo, eterogeneo, coi propri ritmi e destinazioni differenti, ma accomunati dalla moto e dai viaggi.
Scherziamo molto sulla mia “rilassatezza” nella gestione della moto. Il motore di oltre 230mila km, l’ammortizzatore con oltre 80mila km, il disco freno posteriore ridotto ai minimi termini dopo 180mila km.
Cate inizia a preoccuparsi. Io già lo sono, ma non voglio lasciarmi condizionare. Spero solo di arrivare a fine viaggio senza troppi problemi.
Domani alle 7 attraverseremo lo stretto di Corinto, un taglio nella roccia lungo alcuni km ed alto una decina di metri. Puntiamo la sveglia alle 6:45. La curiosità anima gli ultimi pensieri prima del sonno, a mezzanotte e mezzo, a parte Cate che, saputa l’ora della sveglia, esclama:
“Che palle!!”

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23/07/2007 - “Di nuovo Turchia!”
La nottata è più tranquilla, forse inizio a rilassarmi. In queste ore si chiude completamente, di nuovo, l’orecchio sinistro. Devo trovare qualcosa per spruzzarmi un po’ d’acqua dentro e provare a liberarlo.
Mi sembra siano passati solo pochi minuti da quando ci siamo coricati, quando suona la sveglia di Remo. Va in bagno, io preparo la borsa: macchina fotografica grande, macchina piccola digitale, libro.
Dieci minuti e siamo pronti. Dalla risposta di ieri sera, non riesco a capire se Caterina vuole vedere lo stretto oppure no, considerato anche che c’è già stata anni fa.
La sfioro, mormora qualcosa con la voce impastata, si alza ed esce dalla cabina, così com’è!
Ci troviamo in una baia ampia e l’ingresso dello stretto è a qualche centinaio di metri più avanti.
Ci corre incontro un rimorchiatore; pochi minuti e il capitano può incrociare le braccia. Siamo nelle mani dei portuali di Corinto che ci trainano nello stretto budello. Entriamo alle 7:20.
L’ingresso è strettissimo: è solo una prova per verificare le dimensioni massime e prendere le misure; un po’ come le cornici di metallo prima di alcuni tunnel particolari.
Dopo l’ingresso si riallarga un poco per qualche decina di metri, poi si restringe drasticamente ed il sole, ancora basso all’orizzonte, scompare sopraffatto dal bordo del taglio nella roccia in cui ci addentriamo.
Davanti, a qualche centinaio di metri, c’è un mercantile. Procediamo a passo d’uomo, meno di 5 km/h.
Le pareti, tagliate nella roccia, non sono molto curate: non ci sono protezioni, in diversi punti sono franate, ci sono pali della luce (!) in equilibrio precario, altri caduti.
Una volpe ci accompagna dall’alto, corre verso est. Un’altra, pochi minuti dopo, nella direzione opposta.
Il taglio si restringe verso est. Iniziamo ad oscillare, destra sinistra destra sinistra. Siamo legati al rimorchiatore con una cima che esce dal lato sinistro della prua. Questo alterna il traino per tentare di raddrizzarci, ma alla fine ci pensa la parete sinistra dello stretto: un lieve colpo e siamo di nuovo in linea!
Alcuni ponti sovrastano lo stretto e Caterina ha un flash:
“Ora che mi ricordo, l’ho visto in auto con i miei, dall’alto; non l’ho mai attraversato in nave!”

 

 

Stretto di Corinto

 

Ma ci passiamo??
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Verso la fine è davvero un budello, due metri scarsi da ciascun lato ci separano dalla roccia, l’acqua ribolle e si rivolta.
Dopo un’ora siamo fuori, riprendiamo la marcia verso Cesme.
Colazione rilassata, nascondo un po’ di prosciutto, formaggio e pane per il pranzo.
Vado al banco informazioni e in pochi minuti riesco ad avere una siringa. Per i documenti, invece, dovremo aspettare le 16:30.
In cabina mi metto un po’ di gocce nell’orecchio, leggo una decina di minuti, poi inizia l’operazione già fatta tante volte. Dopo alcuni tentativi: “Buongiorno mondo!”, torno a sentire in stereofonia.
Leggo, mi addormento, poi rapidi pensieri iniziano a succedersi nella mente: il cambio, il traghetto da Baku che Mario prenderà tra pochi giorni, la notte che trascorreremo chissà dove, le valigie da fare. Allora mi infilo nel letto di Cate, ci abbracciamo, riattiviamo, poi torniamo alla luce.
Il sole è caldo, c’è molta meno umidità rispetto a ieri, più vento.
Resistiamo un po’, Mario e Mary si uniscono a noi. Parole urlate nel vento, rientrano. Anche noi. Vado nella sala poltrone ad arrangiare il pranzo con quello preso stamattina. Prima Remo e poi Cate mi raggiungono, poi ci spostiamo di sotto, ad un tavolino vista mare. È più mosso, si inizia a ballare. Torniamo in cabina, rimbambiti dal sonno e dal rollio.
Tra letture varie e sonnellini arrivano le 17:30. Puntuale arriva l’annuncio che tra un’ora attraccheremo nel porto di Smirne. Reimballiamo i bagagli, doccia.
Ancora non sappiamo se dormiremo a Smirne od andremo più avanti, dipende da quanto tempo ci metteremo ad uscire dal porto. Sicuramente non resteremo a Cesme (questa frase suona come le ultime parole famose...).
18:30: portiamo i bagagli nel garage, coda asfissiante di auto, a terra! Da quest’anno non si paga più il visto, cambiamo i soldi [Cambio porto: 1,72 + 2% commissione. 200 € = 337,51 YTL], rapido controllo dei documenti e siamo fuori dal porto. Sono le 20:20.
TURCHIA! Di nuovo ... sono felice di essere di nuovo qui.
Sono in riserva dall’Italia, le gomme mi danno una sensazione di insicurezza. Inconsapevolmente le sgonfio ulteriormente.
L’aria è caldissima. Ritroviamo tutti al casello dell’autostrada, a pochi km da Smirne. Decidiamo di fermarci in città, propongo un albergo discreto dove ero stato nel 2005, il Baylan. Mi metto alla testa del gruppo, rivivo le sensazioni di alcuni anni fa, quando lavorai per 2000Moto e guidai gruppi di moto nei Paesi Baltici e poi fino a Mosca.
La contrattazione parte da 78 lire a testa: oltre 45 €. Arriviamo a 15 € a testa, colazione e parcheggio interno inclusi!
Doccia, poi usciamo insieme. Proponiamo la parte moderna, l’Alsancak. Il lungomare è suggestivo, moderno, elegante.

 

Ristorante a Smirne

 

L’importante è che “se magna”! (2)
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Ceniamo in un ristorantino infilato in un vicolo: adana, yogurt e verdure varie, ayran, 5 YTL a testa!
Passeggiamo sul lungomare, chiacchierando a lungo, piacevolmente. C’è una bella atmosfera, rilassata, aperta, nessuna tensione latente o ansia da prestazione. Peccato che da domani prenderemo strade diverse!
Torniamo in albergo, “US” nel cortile (cito La coscienza di Zeno e le sue famose US: ultime sigarette). Ci salutiamo che sono quasi le 2 del mattino, in fondo nessuno vorrebbe, ma domani dobbiamo alzarci presto! Gli orari che sento sono: 5 (M&M), 7 (D&G), 8 (noi).

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24/07/2007 - “Olympos, arriviamo!”
Mi sveglio prima dell’orario fissato, con meno di 6 ore di sonno sulle spalle, dormite male. Colpa dell’aria condizionata accesa per tutta la notte, anche se impostata sui 27° e della intensa luce del sole che inonda la stanza. Come nel Nord Europa, non esistono tapparelle, solo che qui di luce ce n’è fin troppa!
Con un filo di mal di testa finisco le valigie. Cate, invece, per colmo di sfiga visti i 3 desideratissimi giorni di mare (in realtà poco più di 2, purtroppo) inizia ad essere indisposta. Il mio orecchio continua a darmi problemi, forse dovrò ripetere l’operazione gocce + acqua.
Colazione alla turca con pomodori, formaggio, olive, borek fritti con prosciutto ed altri ingredienti che restano misteriosi, succo di frutta, cocomero, melone bianco.
Ultimo saluto a Davide & Giovanna: partiamo verso Aydin.
Gonfio di nuovo le gomme e capisco finalmente l’unità di misura di ieri: in pratica le avevo messe a meno di 2 atmosfere!
Lungo la strada il caldo è insopportabile e Caterina, purtroppo, vive il suo momento peggiore. Ricordavo dal viaggio del 2005 che i ristorantini lungo la strada a volte hanno un grande tubo che getta acqua dall’alto, per rinfrescare le auto che si fermano. Inizio a cercarli e ogni volta che li vedo, senza rallentare devio sul brecciolino che affianca l’asfalto, rallento sotto al getto, lascio che questa colonna d’acqua ci inzuppi il più possibile e risalgo sull’asfalto. Bastano un paio di secondi e grondiamo acqua, che si asciuga nel giro di 5 minuti (goduriosi!).
Per variare la noiosissima strada, deviamo per Aphrodisia. Le colline movimentano l’andatura, ma il motore di Nelik risponde male, forse per il caldo eccessivo: ha poca potenza e si ingolfa, sembra che le manchi l’aria e devo scalare marcia molto spesso.
Attraversiamo piccole pinete, ma anche all’ombra non avvertiamo nessun refrigerio.
L’obiettivo è mangiare nel ristorante dove eravamo stati nel 2005, ancora ricordiamo con commozione le meravigliose pide che avevano preparato!
Ritroviamo il posto, è aperto e ci rilassiamo per un paio d’ore.
Agganciamo nuovamente la strada principale per Antalya, il panorama si allarga nuovamente. L’asfalto è lucidissimo, il catrame si scioglie per il gran caldo. Sembra bagnato e le auto producono lo stesso identico rumore delle gomme sull’asfalto allagato. A camminarci sopra, le scarpe si appiccicano!

 

 

Verso Olympos

 

Biondo grano
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Dopo molti km il paesaggio si fa più interessante: imponenti montagne che fanno da sfondo a belle coltivazioni. Queste mi colpiscono: nonostante l’incredibile calore, ovunque è coltivato e tutto sembra in buona salute, rigoglioso! Evidentemente il suole è (ancora) ben fornito d’acqua.
Lungo la strada decidiamo di cambiare un po’ di soldi, siamo a corto. [200 € = 343 YTL].
Come un miraggio, dopo km e km faticosissimi, Antalya!
Pensiamo di essere arrivati, quindi gli ultimi 60 km diventano ancora più lunghi, interminabili!
Finalmente il bivio per Cirali. Torniamo sul viottolo che costeggia il mare, punteggiato di pensioni e B & B. Chiedo in un paio, i prezzi sono più o meno tutti allineati (50 YTL la singola, 65 la doppia). Una mi piace, torno a discutere il prezzo, ma meno di 48 & 62 non riesco ad ottenere, pur restando 3 notti. Ormai è buio, siamo a pezzi e chiudo il prima possibile le trattative: tamam!
Vorremmo fare immediatamente un bagno, ma abbiamo anche fame, quindi prima di scaricare le moto e tuffarci, vado con Caterina nella cucina a vedere cosa è rimasto. Pollo, verdura e frutta con, ce le concediamo, patate fritte!
Remo ed io indossiamo al volo il costume, stiamo per correre verso l’acqua quando Mehmet ci avvisa che è il periodo di posa delle uova delle Caretta Caretta. Non dobbiamo urlare, accendere fuochi, fare rumore.
Con questo pensiero in testa, il breve bagno è meraviglioso, alla luce della luna. Cate purtroppo non può far altro che invidiarci dalla riva, ma è felice di essere arrivata, tornata qui.
Breve doccia, cena in giardino, relax sulle amache.

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25/07/2007 - “Ozio al mare”
La notte è calda, appena mitigata dal condizionatore che continua a ronzare in sottofondo.
A colazione di nuovo frutta e verdura, è meraviglioso!
Finalmente il mare, l’acqua è trasparente, calda. Intorno a noi sono quasi tutti turchi, le donne sono coperte con ampie, lunghe vesti di cotone, a fiori o accese tinte unite: arancioni, azzurre. Un po’ come i nostri costumi da bagno, solo dalla testa, escluso l’ovale del viso, ai piedi, caviglie comprese. Si immergono anche nell’acqua vestite in questa maniera. Non ricordo di averle viste due anni fa, ora sono la maggioranza.
Ci sdraiamo sui lettini della pensione, le note dei Colori Proibiti di David e Ryuichi si spandono nell’aria resa liquida dal calore, poi un vecchio disco di Peter Murphy che da qualche anno ha deciso di vivere qui, in Turchia.
Osservo le montagne che chiudono la baia, rese eteree dalla foschia quasi-agostana. La mente, i pensieri volano come gabbiani. Mi torna in mente una mia frase di ieri sera, di come il corpo umano sia più intelligente dell’essere umano.
Passano caicchi con musica orribile sparata a tutto volume. Nuotiamo nell’acqua trasparente.
La giornata passa così, tra bagni, sole, letture. Arrangiamo il pranzo con angurie e pesche, ma anche pistacchi e mandorle.
Ho finito il libro “A est di Hamilton Road”, ho annotato alcuni nomi, li cerco sulla guida e resto affascinato da descrizioni suggestive. Luoghi vicino Sanliurfa, so di sfondare una porta aperta con Caterina, che ne parla da una settimana, ma purtroppo i giorni, tanto per cambiare, sono contati ed una tappa Olympos - Sanliurfa è impraticabile. Rimane un piacevole obiettivo per un altro viaggio in Siria e Giordania.
A metà pomeriggio compaiono due ragazzi con magliette del WWF. Iniziano il loro giro tra le tante gabbie a protezione dei nidi di tartaruga. Mi dicono che proprio stamattina ne hanno trovato uno nuovo, quindi hanno deposto stanotte, quando siamo arrivati!
Depongono dalle 60 alle 80 uova ciascuna, ma una certa percentuale (10%) non è fecondato, un 5% muore sotto la sabbia, altre vengono mangiate dagli uccelli, altre ancora non si schiudono affatto e così via. Si schiudono dopo circa una o due settimane dal momento della posa, che sta finendo proprio in questi giorni. Non le vedremo nascere, ma tutto sommato non mi dispiace, per rispetto ad Abe che all’ultimo momento ha dovuto rinunciare al viaggio e che due anni fa, per colmo di sfortuna, non era riuscito a vederle!
L’idea di Sanliurfa continua a frullarmi in testa, ne parleremo a cena. Non sappiamo dove mangeremo stasera, di sicuro non ancora qui da Memhet, che mi piace sempre meno. Stamattina, con fare cameratesco, è venuto alle spalle mie e di Remo ed ha iniziato a darci grandi manate sulla schiena, sottolineando così tutti i minimi passaggi dei suoi discorsi di circostanza. Ancora non siamo riusciti a sapere il conto della cena di ieri sera.
Caterina vorrebbe tornare al ristorante dove nel 2005 cenammo alcune volte. È molto carino, tavoli in legno all’esterno, vista mare, anche se è notte.
Ci serve un ragazzo simpatico che dopo alcune chiacchiere si ricorda di noi e soprattutto del conto che avevamo pagato una sera, di 255 YTL! Avevamo preso un pesce enorme, da dividere in 8 persone e vari altri piatti. Ci indica il tavolo dove eravamo seduti, si ricorda quanti eravamo, che eravamo in moto. Incredibile!

 

 

Ristorante a Olympos

 

Pancia mia fatti capanna!
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Ristorante a Olympos

 

Quanto siamo belli!
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È curdo, anche se non parla più la sua lingua, è andato via da Mus che era piccolo ed è cresciuto a Kumluca, qui vicino. In ogni caso gli chiediamo informazioni sulla sua terra di origine, dove andremo tra pochissimo.
Ottima cena, rilassante. La corrente salta alcune volte e ci troviamo a mangiare, con ancora più atmosfera, a lume di candela.
Torniamo rapidamente alla pensione, stiamo tutti morendo di sonno!

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26/07/2007 - “Stregati dalla Chimera”
Sarà stata la doppia razione di raki di ieri sera, oppure l’aria condizionata accesa tutta la notte, fatto sta che mi sveglio con un intenso mal di testa, concentrato all’altezza degli occhi.
Oggi vorrei dedicare un po’ di tempo alla moto: indurire per quanto possibile la sospensione posteriore, ingrassare la catena, controllare i cuscinetti della ruota posteriore e l’olio. Vorrei anche smontare il rubinetto della benzina per vedere se si è accumulata della sporcizia: il motore non sta andando molto bene, spesso ha dei vistosi buchi di carburazione che quasi fermano la moto! Sono però indeciso se farlo, perchè se sbaglio o rompo qualcosa, mi troverei in un guaio ancora peggiore!
Ieri ho iniziato la terza lettura del mitico libro di Tiziano Terzani “Buonanotte signor Lenin!”. Ricordo molti passaggi dalle precedenti letture, ritrovo analisi chiare e puntuali sul passato, il suo presente ed il probabile futuro che, oggi, possiamo dire realizzate in pieno. Eccezionale. Purtroppo il suo itinerario è in direzione opposta al mio, quindi sono indeciso se seguire il mio programma e leggere il libro a salti, oppure se seguire il suo itinerario e quindi leggere tutto alla velocità della luce, restando poi senza letture!
Colazione in giardino, sotto una piacevole ombra, con l’onnipresente anguria, i pomodori, i cetrioli, formaggio salato, uova sode, miele, tisana, caffè, pane, marmellata fatta in casa.
Anche oggi fa caldissimo. Della notte ci restano a me un bel mal di testa e a Cate un dolore alla gamba, forse l’umidità di ieri sera. L’età avanza!
Letture varie, ripasso un po’ di russo, bagni lunghissimi anche se oggi l’acqua ha qualche residuo in superficie, forse i fastidiosi caicchi.
L’ora di pranzo arriva in un lampo, andiamo a caccia di gözleme. Troviamo un bel posto a qualche centinaio di metri dalla nostra pensione, con un ampio giardino pieno di fiori e piante e con un grande tavolo/letto di legno con tappeti e cuscini, sistemato sotto un albero frondoso che lo abbraccia quasi completamente.
Assaltati dai morsi della fame prendiamo 3 gözleme con carne, patate e formaggio, 2 bicchieri di ayran, 2 bottiglie grandi d’acqua che finiscono in un attimo, 2 tè, 2 gözleme dolci con miele e sesamo: 20 YTL.
Accanto a noi c’è un ragazzo che parla un discreto inglese. Ha vinto 2 anni, ormai passati, di PhD negli USA; da 6 mesi si è trasferito in Francia a Toulouse, nel distretto spaziale. In pochi minuti scopriamo che lui, Cate e io lavoriamo in settori contigui, relativi ai programmi quadro europei! Incredibile.
Piccola revisione alla moto: la sospensione posteriore non si può indurire ulteriormente, quindi resterà così, un po’ morbida. Non ha consumato olio motore, nonostante i 234mila km, ho ingrassato la catena, i cuscinetti della ruota posteriore sembrano ok. Mi dico che una persona giudiziosa avrebbe smontato il rubinetto della benzina per vedere se è tutto ok, ma dovrei smontare mezza moto. Scelgo l’approccio “lazy”: se succede qualcosa, smonterò.
Lavo qualche panno, poi vado di nuovo sulla spiaggia. Il sole è più basso, fa un po’ meno caldo. Leggiamo alcuni articoli fotocopiati in fretta e furia prima di partire da alcune mie riviste.
Continuano a stupirci le donne completamente infagottate in abiti informi, sgraziati, dai brutti colori e dalle fantasie persino peggiori. Sono vestiti interi che coprono anche i capelli con un cappuccio.
Anche volendosi coprire perchè lo vuole la tradizione e magari la pelle chiara piace più della scura (ognuno ama quello che non ha) potrebbero comunque trovare soluzioni più femminili, aggraziate, dai colori decenti invece di verde muffa, rosso vinaccia, viola scuro, nero. Le più giovani e trasgressive indossano tuniche arancioni, azzurro brillante, ma sono sempre goffe e infagottate, come dentro dei sacchi.

 

 

Spiaggia di Olympos

 

Tintarella di luna
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Spiaggia di Olympos

 

Il solito affollamento estivo
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Spiaggia di Olympos

 

Effetti miracolosi di Olympos
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Le noti suadenti e rilassanti dei Nouvelle Vague e dei miei miti musicali giovani e meno si confondono con i ritmi martellanti e ossessivi provenienti da un caicco che ci sfila davanti, al tramonto.
Senza rendercene conto, passa un’altra giornata. Caterina ha una serie di dolori in tutto il corpo. Non riesco a capire quanti siano psicosomatici e quanti concreti. Nè quanto siano intensi o quanto sappia resistere al dolore. Quindi, in definitiva, non so mai come reagire, se preoccuparmi davvero oppure sdrammatizzare.
Il pomeriggio vola, torniamo in camera, cerchiamo un ristorante.
Caterina ne indica uno che purtroppo si rivela infelice, non siamo molto soddisfatti. Sta sempre peggio, prende un Aulin, si spalma di Lasonil e decide di andare a dormire, mentre noi saliamo alla Chimera.
È buio profondo, la luce se n’è andata da parecchio, prima ancora di andare a cena.
Sulla salita ripida, pesante, incrociamo gli ultimi che stanno abbandonando il sito. Il sentiero nella parte bassa è immerso nel bosco: non si respira. Quando arriviamo in cima, siamo soli. Fantastico.

 

 

 

Chimera

 

Barbecue di Remo
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Usciti dal bosco ammiriamo di nuovo il cielo sereno, nell’aria si avverte solo l’odore pungente del gas ed il calore delle fiamme. La luna brilla nel cielo, contrastando la sua luce così pura ed eterea a quella più sanguigna e demoniaca delle fiamme che escono dalla terra. Provo ad immaginare lo stupore ed il timore degli antichi davanti ad una simile inspiegabile magia.
Sono completamente bagnato di sudore, tornando in albergo in moto mi gelo. La luce è tornata, ma ormai è tardi per fare le valigie, Caterina dorme. Domani faremo tardi.

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27/07/2007 - “Bagno sotto la luna”
Ci svegliamo alle 8 meno un quarto, facciamo colazione, ricomponiamo i bagagli.
Subiamo silenti il Bacio di Giuda, ossia il finto saluto del nostro viscido ospite. Scopriamo finalmente quanto costa tutto quello che abbiamo preso: 330 YTL per le notti di tutti e 3, più 60 YTL alla voce “varie”. Evitate la Deniz Pansion, ne esistono di ugualmente carine e con persone sicuramente più “autentiche”.
Arriviamo rapidamente fino ad Antalya lungo la statale tortuosa ma ampia e panoramica. Fino ad Alanya la costa è devastata dalle costruzioni, sebbene più eleganti e meglio costruite di quelle che hanno distrutto il Sud Italia.
Caterina propone di refrigerarci in un centro commerciale: ottima idea! Facciamo un po’ di spesa e pranziamo ad una temperatura umana.
Quando meno ce lo aspettiamo, arriva una brutta notizia da Mario: hanno avuto un incidente in Azerbaijan, il loro viaggio finisce lì!
Oltre alla tristezza per la loro disavventura, si rafforza il sinistro presagio che abbiamo sulle sconosciute repubbliche Caucasiche. Il meccanismo lo conosco bene, nonostante siano anni che viaggio e per di più quasi sempre in Paesi che non conosco. L’ignoto spaventa, c’è poco da fare. Spesso è una sfida con sè stessi per superare il salto nel buio e resistere al facile fascino del non rischiare. Per questo motivo, davanti a Caterina mi mostro sicuro di voler continuare, tranquillo, anche se in realtà anch’io ho un grande punto interrogativo nella testa e mi chiedo quanto siano sicuri quei Paesi, nonostante io sappia benissimo che sono come tutti gli altri.
Cambiamo in un’oreficeria nel centro di Alanya [250 € = 432,5 YTL], gradevole e ben tenuto con un bel castello che domina da una bassa collina. Caldo inumano.

 

 

Verso Silifke

 

Ma un tuffetto no??
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Inizia la strada Mille Curve già percorsa nel 2005. Il panorama è spettacolare, a picco sul mare, ma la carreggiata è stretta ed il fondo è molto sconnesso ed è davvero lunga: una Costiera Amalfitana infinita che mette a dura prova braccia, schiena e fondoschiena.
Se penso alle infrastrutture turche, mi riesce difficile pensare ad un qualche tipo di sviluppo: finchè i collegamenti saranno così lenti e difficili, anche il turismo sarà penalizzato.
Dal punto di vista degli stranieri è consolante: garanzia di integrità del territorio e lenti cambiamenti.
Dal punto di vista dei locali, penso sia scoraggiante sapere che difficilmente si riuscirà a crescere in qualche modo.
Lisciamo qualche auto e camion, ognuno impegnato in questo serpente con le convulsioni.
Sono molto stanco, non solo Kizkalesi, ma anche Silifke sembra un miraggio. Nel tardo pomeriggio, ad una cinquantina di km da Silifke (più di un’ora di strada) scorgo l’insegna di un albergo. Mi fermo all’istante e propongo a tutti di pernottare qui e fare un bel bagno. La strada in più da percorrere domani frena Cate e Remo, ma dopo averci pensato un attimo accettano.
Contratto con la gentilissima Isyl, originaria di Istanbul ma trasferita qui dopo aver sposato il proprietario del Günasti Otel. Strappo 25 € a testa, in tripla, colazione inclusa.
In 5 minuti d’orologio sono dentro l’acqua. Meraviglioso! Dopo pochi minuti arrivano anche Caterina e Remo.
Il sole è calato e spunta la luna, quasi piena. La ammiriamo felici, nuotando.
Doccia, spuntino con pane e uova, resti della colazione di Olympos e pane con olive e dei dolci, avanzi della spesa di Alanya.
Andiamo in un ristorante con un’ampia terrazza sul mare. Suggestione di luci riflesse sull’acqua, luna grande e amica.
È tardi per cenare, ordiniamo una birra e dei pistacchi, ma arrivano delle noccioline. Ci portano anche delle patate fritte: eccellente idea, ma sono semi crude. I camerieri ci avvolgono, sono attentissimi e sempre presenti, arrivano a pulirci il tavolo con un piccolo aspiratutto elettrico! In tutta la Turchia sono così, un sogno rispetto all’Italia!
Purtroppo siamo torturati dalle zanzare che si aggiungono alla stanchezza: decidiamo di rientrare.
La colazione inizia tardi, dalle 8 in poi: un altro ostacolo verso il Nemrut Dagi.

Racconto di Katarina Amahdyan
Racconto

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