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 Diario di viaggio

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(Kazakistan (Uralsk, Aktöbe, Aral, Turkistan)

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Pagina 3

 
Arrivo in frontiera russa h. 17:30 Uscita h. 18:10 meraviglioso!
Dieci km di meraviglioso nulla, poi la frontiera kazaka: due baracche, una sbarra e una piccola paalazzina in mezzo alla steppa.
[KAZ + 4 ore rispetto all’I (salto di 2 ore con la RUS), benzina circa 750/800 lire/litro, 1 Tenge circa 15 lire]
Il paesaggio è cambiato notevolmente in pochi km. Ora è tutto più piatto e chiaro.
Continua a soffiare un potente vento.
Anche qui è strano intonare “Lasciatemi cantare” con un doganiere kazako!
Ormai i visi sono mongoli, è bello, ma non riesco ancora a rendermi conto di quello che sta succedendo.
5mila km da Roma, più o meno.
La moto già traballa, non credo reggerà ancora per molto.
Riceviamo notizie di Nevskij e Andrea T dai doganieri: sono passati qui 3 ore fa.
Vado a fare la declarazia. Passiamo anche qui in meno di un’ora.
Avremmo fatto prima se il funzionario che doveva timbrarci la declarazia non fosse stato con una prostituta.
Anche loro ci dicono che le strade sono pessime.
Il paesaggio è MERAVIGLIOSO!
Steppa: colline infinite, dolcissime, che hanno paura di finire e per questo si enstendono per

 

La luna sorge in Kazakistan

 

Tintarella di luna
(7 KB)

chilometri, gialle, verdi.
Il sole tramonta a sinistra, un disco enorme, rosa pallido, nasce a destra.
I tramonti sono infiniti, il sole non si rassegna a sparire. La luce dura almeno due ore, la luna cambia progressivamente colore, da rosa a bianco perla.
Paesaggio lunare, meraviglioso.
Strada pessima, sembra bombardata.
Arriviamo a Uralsk che è notte (h 23). Chiediamo info ai poliziotti:

Poliziotti ad Uralsk

Scuola di polizia
(15 KB)

iniziano a scortarci!
Prima un albergo, completo, poi cambio aperto 24 ore e secondo albergo: ok! E’ un bordello, la signora insieme alle chiavi dà i preservativi.
Camere allucinanti, puttane ovunque.
La dejurnaia (la responsabile del piano) mi avverte di non aprire se sento bussare: sono le puttane che cercano clienti.
Nel salone matrimonio kazako: c’è una vecchia impacchettata d’argento che canta. Uno mi caccia via in malo modo, vuole picchiarmi, un altro lo ferma.

4-8-2001
Sveglia ore 6:15. Mattinata fresca, bellissima. Ural: confine d’acqua tra Europa e Asia! Incrociamo un po’ di signorine alla fine della nottata di lavoro.
Impieghiamo molto tempo a trovare la direzione per uscire dalla città verso Aktöbe.
Colazione con biscotti vecchi e Fanta: è ancora tutto chiuso!
Attraversiamo l’Ural: non è imponente, ma è suggestivo: siamo in Asia!

   

Strada tra Uralsk e Aktobe

 

Qualche buchetta
per gradire!
(16 KB)

Presa in giro: dobbiamo pagare una tassa per le strade (meno di 2000 lire).

 
 

Strada in Kazakistan

 

“Ma dove
siamo finiti??”
(18 KB)

 


Steppa in Kazakistan

“Ma non c’è proprio
niente qui!!”
(12 KB)

 


Steppa in Kazakistan

“Già, non c’è
proprio niente...”
(16 KB)

Inizialmente è ottima, addirittura quattro corsie. Dopo la deviazione per l’aeroporto si strozza: due corsie strette e bombardate. Chiedo info per Aktöbe: tutto ok.
Dopo una ventina di km torna buona, rapidamente facciamo altri 100 km.
Ci fermiamo per svegliarci un po’ sotto un cartello (l’unico da quando siamo partiti). Con disperazione mi accorgo che siamo completamente fuori strada. Decidiamo di tagliare verso la strada giusta passando su strade che la cartina segna come “secondarie”.
Arriviamo dopo una quarantina di km a una rotonda: non sappiamo dove andare. Fermiamo una macchina che ci dice di seguirli. Ci porta fin dentro il paese di Aktau, poi ci chiede dove dobbiamo andare. Gli dico Aksai e inizia a dire che la strada è impraticabile, ci dice addirittura che ci conviene passare dalla Russia, che è a circa 100 km. Poi inizia a dire che lì ci sono molti italiani e mi propone di seguirlo.
Aksai è piuttosto grande.
Siamo sconfortati: a 150 km da Uralsk in un vicolo cieco.
Non so cosa fare.
Arriviamo sotto una fabbrica, arriva un signore che esordisce con un “Serve aiuto?”
Un miraggio! E’ dell’AGIP, è lì per il petrolio di cui il KAZ è ricco.Parliamo delle strade, un kazako propone di andare da lì a un paese, poi da quello a Lubenka e da lì riprendere la statale.
“Come sono?” “Tutti sterrati!“
190 km di sterrato. Mi viene un colpo.

   

Rifornimento ad Aktau

 

Meglio di 007: abbassi
la targa e fai il pieno!
(23 KB)

Capisco perchè un pezzo di strada che ci hanno suggerito non è segnato dalla cartina.
Prendiamo un caffè (vero) e andiamo in bagno (vero!)
Saluti, foto ricordo e decisione: “Ok, proviamoci!”.
Il kazako ripete che è uno sterrato ottimo e penso che rispetto alle loro strade asfaltate può anche essere migliore.
Pronti partenza via!
Il fondo è sassoso, ma andiamo via in fretta.
Ci fermiamo dopo 50 km per riposarci, la strada è peggiorata e inizia a piovere.
Ormai è un circolo vizioso: troppa strada, indietro non si torna!
Arriviamo al primo paesino, 80 su 190 sono fatti!
I primi km [verso il secondo paesino, Lubenka] sono buoni, poi inizia a piovere con

Pantano verso Lubenka

Qui è meglio evitare
le gomme slick!!!
(18 KB)

convinzione.
La strada diventa un pantano, impraticabile.
In un’ora facciamo un chilometro.
Manu prosegue a piedi, io e Fedro sterziamo e controsterziamo.
Fedro cade, rotta una valigia e altre sciocchezze. Botta alla gamba.
Fedro vuole buttare la valigia ma insisto e inizio a rimontarla. Alla fine sta più o meno insieme.
Intanto è passata un’ora, ha smesso di piovere.
Con cautela ripartiamo, è ancora molto scivoloso ma è migliorata.
Faccio risalire Manu dopo un paio di km.
La strada peggiora ancora, diventa sabbiosa.
Intorno c’è il NULLA.
Siamo su una “strada” non segnata dalla cartina, impantanati nella sabbia, abbiamo 100 km dietro e 90 davanti di sterrato, a una media di 20 km/h.
Siamo fermi da due ore e non passa nessuno.
Mi viene da piangere, poi passa.
Inizio a prendere confidenza con la sabbia, aumento un po’ la velocità.
Lubenka diventa un miraggio, non arriviamo mai.
Il cielo è sempre minaccioso, se ricominciasse a piovere sarebbe la fine.
Anche quest’anno mi ritrovo a pregare.
Per fortuna c’è Manu, mi dà un grandissimo aiuto con i suoi silenzi e le sue parole, entrambi nei momenti giusti.


Cimitero nella steppa

 

“Che bel paesino!”
“È un cimitero...”
(19 KB)

Continuiamo, incrociamo dei cimiteri molto strani: specie di trulli con mattoni colorati e la mezzaluna islamica in cima.
Non arriviamo mai, 80 km sono un’eternità.
All’orizzonte le nuvole buttano acqua, Lubenka diventa un miraggio e non oso pensare agli ultimi 30 km prima della strada asfaltata.
Passiamo accanto a campi in fiamme. Intorno la steppa è bellissima, piatta fino all’infinito.
Quando ci fermiamo il silenzio è incredibile.

   

Strada principale di Lubenka

 

“Guarda mamma,
i marziani!!”
(22 KB)

Ogni tanto incrociamo delle case, Manu vorrebbe chiedere aiuto, ma io voglio proseguire.
Dopo ore faticosissime arriviamo a Lubenka.
L’idea di Manu è di chiedere un passaggio per lei e i bagagli fino alla strada asfaltata, o al limite chiedere ospitalità per la notte.
Sembra far-west: uno stradone centrale sabbioso e case a un piano attorno. Carretti, cavalli, due cani striminziti, oche, tutti fuori a chiaccherare e a guardare gli alieni.
Dopo qualche tentativo troviamo un passaggio per 1000 tenghe. Per loro equivale a circa mezzo milione di lire [per noi 15mila lire]
Ci assicura che la strada da lì in poi non è più sabbiosa. Gli dico di andare piano.
Inizialmente mi diverto sullo sterrato, poi gli ultimi 15 km sono di sabbia. Corre come un matto.
Per due volte vado a un pelo dal cadere.
Strada asfaltata, ore 20:30, a 250 km da Aktöbe.
Decidiamo di fermarci nel primo posto possibile.
La strada è allucinante, non si può descrivere. Buche enormi, profonde anche mezzo metro. L’asfalto in molti punti si è rialzato anche di 30 cm. Si sono formati veri e propri binari, larghi quanto una gomma di camion da cui è impossibile uscire.
Spesso ci sono deviazioni a lato in fuoristrada per evitare i pezzi di strada più devastati.
La carreggiata è unica.
Questa è la direttrice che taglia da nord a sud il Paese.
Riflessione sulla presunta uguaglianza sovietica.
La media è più bassa che sullo sterrato, ma almeno qui non c’è la sabbia.
Cala la notte, in un’ora facciamo 30 km, siamo in mezzo al nulla, non passa nessuno.
Dopo un po’ incontriamo un gruppo di quattro TIR fermi ai lati della strada.
Chiediamo ospitalità nei loro abitacoli. Niente da fare, quando finiscono la riparazione a uno di loro, ripartono.
Facciamo il pieno alle moto, per fortuna abbiamo le taniche piene, altrimenti mi sarei fermato lì: i benzinai non ci sono.
Un camionista ci raccomanda di non fermarci MAI, ci sono i banditi su quella strada.
Al volo mangiamo una Simmenthal (unico pasto dalla mattina alle 7 a Uralsk), bevo l’acqua potabilizzata di Lubenka e ripartiamo.
I paesini segnati dalla cartina sono fantasma, non c’è nulla intorno a noi.
E’ nuvoloso, non ci aiuta nemmeno la luna a rischiarare la strada, la media è ridicola.
E’ un continuo slalom tra le buche.
Fa molto freddo, tira un forte vento gelido.
Dopo alcune ore di sofferenza vediamo delle luci: un paesino!
All’ingresso c’è un cartello che abbatte il nostro morale già a terra: Aktöbe 114 km. In quattro ore abbiamo fatto 135 km!
Ci fermiamo sotto un gabbiotto illuminato, sembra un GAI.
All’inizio è diffidente, ci guarda ma ci dà poca confidenza.
Gli chiediamo da dormire, ma dice che non c’è nulla. Gli chiediamo se possiamo entrare nella baracchetta ma ci dice che è fredda.
Quando tiriamo fuori la moka per fare un caffè al volo si apre e ci dice di entrare.
Due stanze modeste, un fornello, un tavolo e tre sedie mezze rotte.
Caffè.
Lui non lo vuole perchè sta male di cuore, solo tè.
Si apre sempre di più, tira fuori un piatto di biscotti, molti smozzicati.
Ha 40 anni, 4 figli, un passato da pugile.
Dice che in KAZ ci sono il 50% di KAZ e il 50% di russi, ma sono amici, ci sono molti matrimoni misti. Sua moglie è russa, lui è kazako.
Qui hanno tutto, ma prendono italiani, americani, tedeschi, giapponesi, ecc. I kazaki poco o niente. Prevedibile.
Farà altri figli, in KAZ la media è sui dieci a famiglia.
Iniziamo a salutarci, ormai siamo amiconi.
Il freddo è intenso, ai due maglioni aggiungo una felpa: non ho più nient’altro, ma ho ancora freddo.

5-8-2001
Sono le 2:30, ci mancano ancora 114 km.
Prima di farci andar via, ci dice di non fermarci MAI, ci sono i banditi e i drogati.
Nemmeno a farlo apposta quando entriamo nel paesino dal buio sbuca uno barcollante che si mette in mezzo alla strada e ci fa segno di fermarci.
Lo evitiamo e proseguiamo.
All’uscita del paese c’è un cartello che non segna più Aktöbe. Ci prende il panico dell’errore di direzione, ma è l’unica strada percorribie e proseguiamo.
Dopo 20 km una deviazione: controllo sulla cartina, dovrebbe essere la strada giusta!
Freddo intenso, strada impossibile, questa giornata non vuole finire.
Le ore passano, ho un sonno terribile.
Manu continua ad addormentarsi anche mentre parla, in più parla nel sonno.
Ci sono pezzi sterrati, poi una deviazione per lavori in corso (!!) che finisce in mezzo alla campagna: di nuovo sabbia!
Sono disperato, per fortuna la deviazione è brevissima.
Ho le allucinazioni, ogni tanto inchiodo perchè mi sembra di avere Fedro a un metro da me, invece è all’orizzonte, oppure che mi attraversino animali.
La luna è uscita, si vede un po’ meglio.
Incrociamo in tutto una decina di veicoli, quasi tutti camion.
Alba.
Altro cartello stradale: Aktöbe 24 km!
Sono interminabili, la media è sempre bassa.
Compaiono le luci di una città all’orizzonte, dopo ore di buio sono un vero e proprio miraggio.
Entriamo in città, un altro mondo!
Una splendida città sovietica, strade buone, larghe, illuminate, la sensazione dell’organizzazione.
Troviamo da dormire quasi subito all’Hotel Aktöbe: identico a quello di Uralsk, ma in condizioni decisamente migliori.
In tutto 100mila lire per due notti e tre persone.
Scopro che le ore di fuso in KAZ sono 4 e non 3! Quindi siamo arrivati alle 6: fanno 23 ore filate in moto, per percorrere meno di 600 km.
Facciamo un risotto, la doccia (siamo coperti di polvere bianca).
Alle 8 mi corico.
Alle 12:30 mi sveglio, scrivo il diario.
Oggi previsto riposo, domani Aktöbe-Aral. Perdiamo la giornata di sosta, ma ugualmente ci scadrà il visto, non so cosa ci succederà.
Io e Manu non abbiamo nemmeno il timbrino che hanno fatto a Fedro in ingresso nel KAZ, perchè non mi sono fermato al GAI che lo aveva bloccato.
Tra un paio di giorni lo scoprirò.
Mi chiedo quando ci ricongiungeremo con Nevskij e Andrea T, sono ormai 3 giorni che ci siamo divisi. Dovrebbero già essere ad Aral.
Giornata di ozio.
Cena al ristorante armeno. Fa un freddo cane e ci mettono in uno stanzino privato.

6-8-2001
Sveglia h. 6:55
Fa piuttosto freddo. Vediamo a che ora arriveremo ad Aral.
Facciamo il pieno e riempiamo le taniche.
Partenza effettiva h. 9.
La strada inizialmente è molto buona, uscendo da Aktöbe, addirittura a 4 corsie.
Dopo qualche km iniziano delle perforazioni: evito per un pelo, inconsapevolmente, una buca rettangolare 2 metri x 1 metro, profonda almeno mezzo metro.

   

Benzinaio poco dopo Aktobe, verso Aral

 

“Il pieno di
Vu Pauer, grazie!”
(21 KB)

Poi diventa a 2 corsie, non male.

 
 

Steppa in Kazakistan

 

“Fammela filmare
finchè è intera...”
(14 KB)

 


Strada in Kazakistan

Addirittura l’asfalto...
(21 KB)

Dopo 100 km facciamo di nuovo benzina. Lungo la strada ci saranno solo due benzinai, secondo la cartina.
La strada diventa sempre più brutta, buche gigantesche ci costringono a degli slalom a 10 km/h ed escursioni nelle parti sterrate create da auto e camion a fianco della carreggiata.
Man mano che si procede peggiora sempre più, alla fine prende chiaramente l’aspetto di una strada abbandonata a sè stessa, chissà da quanti anni.
Gli altri mezzi (pochissimi, ne incrociamo circa 1 ogni ora) sfruttano le strade sterrate ai lati.

 

Sterrato in Kazakistan

 

“Ciao mamma, guarda
come mi diverto!”
(24 KB)


Sterrato in Kazakistan

 

“Tira fuori il
Land Rover, dai...”
(30 KB)

L’impressione è terribile, siamo soli in mezzo al nulla su una strada abbandonata.
Le buche sono enormi, dappertutto.
Poi diventa una massicciata, in alcuni punti non riesco ad avanzare.
Avvilimento.
Ogni tanto arriviamo in paesini completamente isolati.
In uno di questi parliamo con un tizio che quando sente che andiamo ad Aralsk inizia a ripetere “Ciumà! Ciumà!! Ciumà!!!”.
Guardo sul dizionario: PESTE???????
Ci stiamo facendo un mazzo così per andare in un paesino dove c’è la peste???
Riprendiamo la marcia, la strada è inesistente.
Sulla cartina sono segnati 2 distributori, entrambi hanno finito le scorte.

Benzinaio (senza benzina!!) in Kazakistan

Autogrill Pavesi
Motta Alemagna
(18 KB)

Facciamo il conto dell’autonomia, di sicuro non arriviamo entrambi ad Aralsk.
La soluzione è poco invitante: far arrivare almeno Fedro, che poi torna con le taniche piene nel punto in Nelìk si fermerà.
Anche un kirghiso è in difficoltà, è fermo in mezzo alla strada.
A ogni macchina che incrociamo chiediamo benzina.
Nulla.

 

Locanda lungo la strada Aktobe-Aral

 

“Al ritorno ripassate
di qui per darmi la foto?”
“Certo!!!”
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I nostri salvatori nella tappa Aktobe-Aral

 

E due angeli scesero dal cielo,
con una tanica in mano...
(22 KB)

Ci dicono e ci confermano che anche in un grande paese nelle vicinanze non c’è benzina.
Chiediamo in un caffè: niente.
Foto di rito (“Ma al ritorno ripassate da qui?“) e ripartiamo.
Altra macchina: sono russi, hanno la benzina.
2 litri? Rilancio con 5: ok!
Ci salvano.
Ora siamo quasi sicuri di arrivare, ma vogliamo avere la tranquillità.
Altro caffè, stavolta hanno benzina (mercato nero). Chissà com’è! Pagata il triplo. 3 litri.
Qualche km dopo altra baracca sulla strada. Altri 5 litri.
Ok, ora stiamo tranquillissimi.
Mancano ancora molti km.
Arriviamo in un’altra oasi, chiediamo quanto manca.
90 km di sterrato e 120 di asfalto “buono”.

 
 

Sterrato in Kazakistan

 

“Vai avanti tu che a me
vien da ridere...”
(26 KB)

 


Tramonto in Kazakistan

Dispersi nel nulla...
(8 KB)

Ormai è notte, il sole è quasi completamente tramontato. Inizia lo sterrato in una luce arancione.
All’improvviso a sinistra un’ombra: cammelli!!! Foto e ripartenza.

7-8-2001
I 90 km non finiscono più.
Su un crestone di fango la moto si solleva, si piega ma rimango in piedi.
Ora la strada è un po’ più trafficata.
Arriviamo a un cartello: ci aspettiamo intorno agli 80 km invece dice 114.
Sconforto totale.
Ci fermiamo sotto al cartello e ci addormentiamo per terra completamente vestiti perchè è pieno di zanzare.
Ci svegliamo mezz’ora dopo e ripartiamo.
Ricomincia l’asfalto pieno di buche, poi migliora.
Luci in lontananza.
Sono il solito miraggio nel deserto: non si avvicinano mai!
Alla fine arriviamo.
Post GAI ci ferma: “C’è la peste?” “Sì, ma a 50 km da qui”
Non gli crediamo e comunque non ci consola.
Il paesino alle 5 del mattino è deserto, incontriamo una macchina, la fermiamo, ci accompagna sotto l’albergo.
Il posto è schifoso, ma dobbiamo dormire.
Trovo il water pieno di merda, tiro l’acqua e lo pulisco senza dirlo a Manu per evitarle un altro peso nella sua tensione. E’ al limite, la questione della peste la terrorizza.

 
 

Porto di Aral

 

Il capitano è l’ultimo
ad abbandonare la nave!
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Porto di Aral

“Questa è la
mia nuova auto!”
(35 KB)

 


Porto di Aral

Il Buono, il Brutto e
il Cattivo
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Porto di Aral

“L’anno prossimo
prenotiamo qui, vero?”
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Porto di Aral

 

Qui c’era il mare...
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Porto di Aral

 

All’arrembaggio!!!
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Porto di Aral

 

Non si parcheggia
in doppia fila!
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Porto di Aral

 

“Ad averlo scoperto
prima questo posto...”
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Ci svegliamo dopo 5 ore.
Facciamo un giro nel vecchio porto.
Tutto fermo, la rada è piena di barche arrugginite.
Tre bambini mi seguono passo passo, sono simpaticissimi. C’è il capetto, 12 anni, il piccolo, 9 anni e il bonaccione, 15 anni.
Si vede il canale che avevano costruito per mantenere il paese collegato al mare, è asciutto tranne poche pozzanghere.
Palazzi crollati, tutto distrutto.
Carcasse di auto arrugginite sul fondo del mare.
Mi arrampico sul camino di una nave coi bambini: vista desolante.
Mi spaccio per giornalista e chiedo: “C’è la peste?” “Non qui, in un altro quartiere”.
Mi mostrano la scuola, ora è chiusa.
Torniamo in albergo e troviamo la polizia ad aspettarci. I nostri visti scadono oggi.
Li seguiamo.
Ci portano in un ufficio piuttosto affollato e ci fanno entrare in una piccola stanza.
Ci chiedono perchè siamo ancora lì, cosa ci facciamo lì, ecc
Moto rotta e strade di merda sono le nostre spiegazioni.
Sono cortesi e vogliono aiutarci.
Dobbiamo parlare col giudice.
Una ragazza ci sta facendo da traduttrice. Lavora nella Associazione del Mare d’Aral.
Ci portano nel tribunale. Piccola costruzione scrostata, tubo nel corridoio.
Mentre aspettiamo la ragazza ci dice che lei il mare l’ha visto da piccola, poi è sparito.
Il motivo era per irrigare piantagioni di cotone e riso in Uzbekistan.
Cotone e riso in pieno deserto. Follia.
All’epoca circa 500 pescatori persero il lavoro, mai più reimpiegati.
Il giudice è una persona gentilissima, paterna. Ci dice che la multa è di 100 dollari a testa e ci chiede, senza troppa convinzione, se possiamo pagarla.
Ci guardiamo perplessi e farfugliamo.
Ci chiede l’età e cosa facciamo. Studenti.
Fa scrivere allora che poichè siamo studenti, è la prima volta che veniamo in KAZ, ecc ecc non paghiamo la multa, ma dobbiamo fare un visto extra di 5 giorni a Kyzylorda, all’ufficio immigrazione.
Ci dà questo documento e ci lascia andare.
Mentre torniamo in albergo la rgazza ci dice ancora che la diga che stava facendo risalire il lago è crollata un mese fa e tutto è tornato come prima, ora l’acqua è a 90 km da lì.
Però aspettano ancora i soldi dal FMI.
Sono più di 5 anni che li aspettano.
Cambio al bazar, compriamo l’acqua e torniamo in albergo per caricare le moto e partire.
In questo lasso di tempo ad Andrea hanno fregato lo specchietto sinistro e il paracolpi, a me un tappo sul manubrio.
Vogliamo andar via il prima possibile.

 

Benzinaio ad Aral

 

Oggi in prima
visione “L’astronave”
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Il paesino è squallido, ma non più di altri.

Cammelli ad Aral

Il mio regno per
un cammello!
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Ci fermiamo per far benzina. C’è solo la 80 ottani, usiamo l’additivo.
Passano cammelli.
Partiamo alle 21 per fare 480 km. Già so che arriveremo all’alba.
Benzina in un crocicchio. Sono tutti ubriachi, la paghiamo il doppio. Mettono le mani dappertutto.
E’ pieno di cammelli: siamo lontani!!!
Ripartiamo e dopo pochi km troviamo una serie di oggetti per bloccare la strada: mattoni, pietre, ecc. Riesco a infilarmi tra 2 cose a 60 km/h senza fermarmi.
Mi sembra il classico modo per rapinare i mezzi.
Inquietudine.
Tramonto spettacolare, buio, luna all’orizzonte.
Enorme, arancione, meravigliosa.
Ci fermiamo per cenare con tonno e carne in scatola.

8-8-2001
Nottata incredibile, il cielo sembra un planetario.
Corriamo nella notte sulla lingua di asfalto piena di gobbe.
Cena in un caffè, ottima.
Dopo un po’ ci fermiamo, siamo distrutti.
Ci addormentiamo di nuovo per terra.
Ripartiamo, non si arriva mai.
Facciamo benzina dalle taniche.
Alba nei pressi della città: meravigliosa.
In città facciamo altri 15 km per arrivare all’albergo: non arriviamo più!!!
L’albergo è l’ennesimo borello.
Arriviamo alle 7, vediamo uscire le puttane. Una si struscia pesantemente su Andrea.
Parcheggio, discussione con Manu, sonno, colpi sulla porta.
Sono le 12, è la polizia dell’immigrazione.
5 ore di sonno.
Per fortuna ci risolvono il problema di doverli cercare!
Ci portano nei loro uffici. 30 dollari per il nuovo visto.
Sono gentilissimi, solita ramanzina, a metà pomeriggio abbiamo finito.
Decidiamo di andare a Turkestan per alleggerire la tappa che ci porterà in Uzbekistan.
Partiamo alle 21.
Dall’albergo all’uscita dalla città ci registrano 2 volte.
Siamo già stanchi, ma sono solo 280 km. Chissà quanti nella realtà.
Nottata fantastica.

9-8-2001
Cena in un localino.
Lo tiene un vecchietto che non parla una parola di russo. Nei modi, negli atteggiamenti, nella sua camera si vede che l’Unione Sovietica non l’ha mai toccato.
Sono islamici (ubriaconi).
Ripartiamo, altre 2 registrazioni.

 

Mausoleo di Tamerlano, Turkistan

 

Mille e una notte!
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Come al solito arriviamo tardissimo. Un’altra ora di fuso ci fa comunque arrivare all’alba.
L’albergo è a 300 metri dal mausoleo di Tamerlano. E’ illuminato, sembra uscito da una favola.
Albergo bellissimo, vediamo il mausoleo dalla finestra.
Un pappa cerca di infilare la sua protetta nella camera di Fedro. Quella entra, Andrea si mette a sbraitare e la caccia. E’ anche brutta!!
Mi sveglio alle 11:02, la colazione era fino alle 11! Non ci provo nemmeno, mi darebbero solo un wurstel e uova fritte.
Fa caldo, il mausoleo è splendido.
Oggi cerchiamo di arrivare a Tashkent.
Doccia gelida.

 
 

Mausoleo di Tamerlano, Turkistan

 

Quella che si dice una
“cattedrale nel deserto”!
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Mausoleo di Tamerlano, Turkistan

Incrocio tra un castello
e una moschea
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Mausoleo di Tamerlano, Turkistan

 

“Dici che si entra da lì??”
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Particolare del mausoleo di Tamerlano, Turkistan

 

Una cupola un po’ smorta
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Strada Turkistan - Tashkent

 

Fammi vedere se
c’è ancora tutto...
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Facciamo un giro al mausoleo: meraviglioso. Scavi all’aperto: giro indisturbato tra pezzi di vasellame smaltato e ossa. L’esterno del mausoleo è bellissimo, l’interno bianco.
Partiamo verso Tashkent col panico dell’orario di chiusura della frontiera uzbeca.
Il sud del KAZ è completamente diverso dal nord: verde, coltivazioni, case: c’è qualcosa!!
Corriamo a 120 sulla strada gobbosa, ma ormai sembra un’autostrada.
Dopo Shimkent il paesaggio è stupendo: montagne desertiche si innalzano, tutte le gradazioni del marrone.
Poco prima della frontiera perdiamo un bivio. Chiediamo subito indicazioni e ci mandano nella direzione sbagliata. Le indicazioni e le valutazioni del kazaki valgono meno di zero!
Mentre torniamo verso il ponte vediamo una deviazione per Tashkent a destra. La prendiamo e arriviamo a un posto di frontiera secondario. Un funzionario mi prende subito i passaporti e li porta via, dicendomi di seguirlo.
Andiamo verso un gruppetto di poliziotti, solite domande “Kudà vieni, kudà vai”, poi uno mi chiede se ho dollari. Gli dico di sì e me li chiede. Mi spazientisco, alzo la voce e gli dico che ho fretta. Quelli ridono un po’, poi mi ridanno il passaporto e mi augurano buon viaggio.
Manu mi viene incontro dicendomi che quella frontiera non è aperta agli stranieri.
Altro tempo perso.
Ritorniamo al ponte, post GAI, altro tempo perso.
Frontiera.
Girone dantesco. Baracche lungo i bordi della strada, decine di macchine sparse, fumo, urla. Ci accerchiano in una decina di persone per fare cambio in nero. Gli diciamo che abbiamo già i soldi uzbechi.
Uno mi chiede se ho dollari. “Sì” “Se me ne dai 10 ti faccio passare subito la frontiera” “Li devo dare a te?” “Sì, a me!”
Dò retta a Manu e inizio a svicolare. Arriviamo sotto la sbarra. Un poliziotto mi vede e viene verso di noi. Ora ci manda indietro. Invece mi dice che possiamo entrare subito. Torno un po’ indietro e mi infilo in un altro ingresso.
Mi chiedono i passaporti e mi dicono di andare più avanti.
Un altro poliziotto, 10 metri più avanti, ci dice di andare da lui.
Il primo fischia e ci dice di proseguire.
Il secondo insiste.
Proseguiamo.
Controllo veloce dei documenti. Siamo fuori dal KAZ in pochi minuti.
Lavaggio ruote in una vasca dalla profondità ignota. 2 dollari.
Controllo velocissimo in UZB: siamo dentro! 2 ore indietro!!
[UZB +3 ore rispetto all’I, 1 SUM=2,4 lire, benzina 93 ottani a 190 sum/litro; cambio: 1 dollaro = circa 1000/1200 sum]
Troviamo l’albergo, riunione con i nostri amici. Incredibile!

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