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 Cracovia

~ Il risveglio del Drago ~

Il modo migliore per arrivare a Cracovia (Krakow in polacco) è farlo con i propri mezzi, sfatando l’angosciante e martellante “Turista Fai da Te?” che nella gran parte dei casi rappresenta l’unico modo per conoscere a fondo una città e più un generale un Paese, una cultura.

Arrivando da sud, dopo aver attraversato i bellissimi monti Tatra al confine tra la Slovacchia e la Polonia, Cracovia appare all’improvviso. La strada supera una collina, le ultime propaggini della catena montuosa appena superata e la città appare in lontananza, adagiata sul fondo di una piccola conca.

L’arrivo notturno è il più suggestivo, offrendo la romantica immagine di migliaia di piccole luci tremanti all’orizzonte, somiglianti a un luminoso miraggio nell’oscurità della campagna.

Seguendo la direttrice che porta nel centro città si viene sorpresi dall’apparizione del castello del Wawel.

La leggenda della fondazione della città narra che proprio in questo punto, sulla collina Krakus dominante una piccola ansa della Vistola, il leggendario Krak, principe e capo di una tribù slava, uccise con uno stratagemma il terribile drago che imperversava nel villaggio poco distante. Tale villaggio si sviluppò successivamente nella città che conosciamo.

In realtà quello che si sa di Cracovia, come del resto della Polonia, non è molto. Forse non tutti sanno che nel 2000 è stata insignita, insieme ad altre otto città, del titolo di “Capitale europea della cultura”. Il merito va alle numerose manifestazioni e festival che vi si svolgono con grande frequenza, regalando piacevoli sorprese ai visitatori in tutti i periodi dell’anno.

L’arte e la cultura sono di casa, lo si avverte passeggiando negli stretti vicoli del centro storico ricche di sontuosi palazzi e residenze di nobili e principi.

Si ha la stessa sensazione passeggiando nel quartiere universitario, il più antico della Polonia e tra i più antichi di tutta Europa. Qui hanno studiato Copernico, Karol Wojtyla, la poetessa Szymborska premiata con il premio Nobel per la Letteratura nel 1996 e altri illustri studiosi che le hanno fatto guadagnare l’appellativo di “Atene polacca”, come veniva chiamata nel ‘500.

Tra gli altri appellativi vi è anche “Roma del Nord” a causa del gran numero di chiese e monasteri che si trovano all’interno del centro storico, oggi interamente pedonale.

Tutto questo ha fatto sì che l’Unesco nel 1978 inserisse Cracovia nel Patrimonio Mondiale dell’Umanità.

L’itinerario di visita può iniziare proprio dal Wawel, dopo aver abbandonato qualunque mezzo di locomozione per immergersi in pieno nell’atmosfera tipica di Cracovia, fatta di piccoli spazi, scorci da scoprire con calma, esplorandola con la vivace ed eccitata curiosità del bambino che si aggira in un luogo fatato.

Cracovia non può essere definita in altro modo, sospesa com’è tra passato e presente, permeata in ogni angolo delle vestigia di un passato glorioso, quando la città fiorì lungo la via dell’ambra, in direzione del Baltico e ora in fase di nuova valorizzazione e riscoperta.

La collina del Wawel è uno dei gioielli polacchi e da secoli è occupata da un complesso che ospita alcuni edifici importantissimi.

Primo fra tutti il palazzo reale, sede storica dei re nella lunga parentesi che vide Cracovia capitale di un regno che nel periodo di maggior splendore si estendeva dal mar Baltico al mar Nero, includendo territori oggi spartiti tra Germania, Lituania, Ucraina e Bielorussia.

Oggi il palazzo ospita un museo che espone splendidi arazzi, il tesoro della corona (purtroppo decimato da continue scorrerie, furti e cessioni effettuate nei momenti di difficoltà), insegne reali e mobili antichi.

Il passato qui si mescola alla storia moderna, quando nel 1939 il governatore generale nazista Hans Frank insediò, grazie alla sua posizione strategica, la sede del governatorato polacco. Fu anche per questo che la città non ebbe distruzioni massicce durante la Seconda Guerra mondiale, caso quasi unico nella devastata Polonia. Il ricordo della successiva liberazione da parte dei sovietici nel 1945 si legge soltanto in un solo piccolo monumento in un parco dimenticato all’esterno dell’antica cinta muraria.

All’interno del Wawel si trova un altro grande richiamo storico-architettonico: la gotica cattedrale di San Venceslao. Le forme esterne lasciano intuire la complessa storia di questa costruzione, risultante da molte ricostruzioni e annessioni di precedenti chiese.

La cattedrale ha fatto da cornice per secoli ai principali avvenimenti delle casate reali polacche: incoronazioni, matrimoni, funerali. Per questo motivo l’interno ospita i tumuli di regnanti e dei rispettivi familiari e altri capolavori.

La torre campanaria può essere visitata e il consiglio è di non perdere questa opportunità. Infatti, oltre al fantastico panorama sulla zona del Wawel e della vicina città vecchia, è possibile ammirare Zygmunt, la più grande campana della Polonia pesante oltre 10 tonnellate. La leggenda vuole che il celibe in cerca di moglie che accarezza i 350 kg del battaglio, trovi consorte entro pochi mesi.

Uscendo dal castello dalla parte che si affaccia sulla Vistola si scende nel piccolo parco alla base della collina dove si trova la grotta del leggendario drago sconfitto da Krak. Il suo spirito continua a vivere grazie a una statua d’acciaio che emette una poderosa fiammata a intervalli regolari.

Accanto all’ingresso del Wawel inizia l’antica Via Reale, ricca di monumenti e notevoli edifici storici, che porta direttamente nel cuore pulsante della città vecchia: la Piazza del Mercato (Rynek Glowny).

Questa è una delle piazze medievali più grandi d’Europa, con i suoi 200 metri di lato che racchiudono un’infinità di tesori.

L’edificio al centro dello sterminato quandrato cattura immediatamente lo sguardo. È lo skiennice, l’antico mercato dei tessuti. Attraversando una delle porte che si affacciano sulla piazza ci si ritrova improvvisamente immersi nell’animato bazar ospitato all’interno, proiettati in una atmosfera medievale, fatta da antiche cancellate in metallo che racchiudono i diversi settori del mercato, enormi lampadari pendenti da un soffitto decorato con gli stemmi delle città polacche, e che diffondono una luce soffusa sulle antiche botteghe dalle facciate intagliate nel legno.

Tornando all’esterno, a metà strada con la splendida chiesa gotica di Santa Maria Vergine Assunta, si incrocia la grande statua di Adam Mickiewicz, il più grande poeta romantico polacco.

La chiesa di Santa Maria è uno dei protagonisti del grande cambiamento avvenuto in Polonia da dieci anni a questa parte. Ospita giornalmente funzioni cui la popolazione partecipa in massa ed è il principale centro di culto della città.

La sua forma cattura immediatamente l’occhio. Come uno scherzo rinascimentale, le due torri che incorniciano la facciata sono differenti l’una dall’altra per stile e altezza. Quella di sinistra, la più alta, è coronata da un complicato gioco di otto piccole torri che terminano in una cupola dorata. Da qui ogni giorno, alle 12, si diffondono le note dell’inno mariano suonate da un trombettiere in costume che cessa improvvisamente l’esecuzione.

L’origine di questa tradizione affonda nella storia, in uno dei molti periodi tormentati della città. Durante il medioevo Cracovia era vittima delle incursioni delle orde tartare e durante una sortita la sentinella in cima al campanile riuscì ad avvistare le avanguardie nemiche e dare l’allarme. Dopo pochi istanti fu trafitto alla gola da una freccia, ma la città riuscì ugualmente a salvarsi e da allora quell’avvenimento è rievocato giornalmente.

L’interno è ricco di opere d’arte, tra cui il più grande altare ligneo gotico d’Europa.

A lato della chiesa inizia la bellissima via Florianska, ricca di edifici e locali storici per la borghesia, la nobiltà e la cultura cracoviane.

Al fondo della via si apre la porta di San Floriano. Questo è uno degli angoli più caratteristici della città, grazie all’esposizione permanente di dipinti eseguiti da pittori di strada.

La porta fa parte di quella che un tempo era la cinta muraria della città, guarnita con quasi 50 torri, ora ridotte a tre. Poco oltre si erge la massiccia mole del barbacane, un bastione difensivo coevo delle mura.

Si possono descrivere decine e decine di altri tesori nascosti nella città, come il museo Czartoryskich che annovera tra le sue opere d’arte la famosa “Dama con l’ermellino” di Leonardo da Vinci, dalla storia travagliata, e il “Paesaggio con il buon samaritano” di Rembrandt.

Oppure il singolare teatro Slowacki, costruito secondo il modello dell’Opera di Parigi. Proseguendo all’inteno della città vecchia ci si imbatte nel quartiere universitario, dove si può ammirare il cortile e le arcate tardogotiche del Collegium Maius che costituiscono il cuore dell’università Jagellonica. All’interno del museo storico è esposto il prezioso mappamondo in oro del 1510 con la prima rappresentazione dell’America e nella vicina biblioteca vi sono migliaia di incunaboli, decine di migliaia di antiche stampe tra cui l’originale manoscritto di Copernico, del 1543, “De revolutionibus orbium coelestium”.

La storia dell’università annovera in egual numero periodi fiorenti e decadenti. L’ultimo di questi risale all’occupazione nazista, quando i tedeschi chiusero l’ateneo deportando in massa i professori. Le lezioni proseguirono clandestinamente nelle case di intellettuali fino alla liberazione.

Tornando nella piazza del mercato, nell’angolo opposto alla chiesa di Santa Maria si erge solitaria la torre del Municipio, ultimo baluardo rimasto dell’antico edificio crollato all’inizio del XIX secolo.

Cracovia offre diverse attrattive anche all’esterno della città vecchia.

Un piacevole spunto è offerto dal quartiere ebraico, che vide deportare la sua comunità negli anni bui dell’invasione nazista. Per questo motivo Spielberg ambientò qui parte del suo famosissimo Shindler’s List. Oggi sono rifioriti negozi e locali all’insegna della cultura yiddish e all’interno della vecchia sinagoga è ospitato il museo dell’Olocausto.

Un altro angolo trascurato dagli itinerari standard è il quartiere industriale Nowa Huta, letteralmente Nuova Fonderia. Questo quartiere, costruito subito dopo la fine della Seconda Guerra mondiale per creare un forte insediamento operaio in una città come Cracovia, ritenuta troppo intellettuale e borgese, è in tipico stile sovietico e ospita la bellissima Arka Pana (Arca del Signore).

La prima pietra di questa chiesa, proveniente dal sepolcro di San Pietro e regalata da papa Paolo VI, fu posta nel 1965 da Karol Wojtila. Le forme moderne simboleggiano una nave e all’interno sono ospitate numerose opere d’arte originali e uniche nel loro genere.

Quelli descritti sono solo alcuni dei moltissimi tesori nascosti da quello che davvero è un piccolo scrigno, fino a poco tempo fa lontano eppure in realtà molto vicino a noi.

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