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 I luoghi dell’Olocausto

~ Auschwitz e Birkenau ~

“Mai più!”

Questa è l’esclamazione, sofferta e profonda, che proferisce chiunque visiti questi luoghi creati dall’abominio della mente umana, una delle dimostrazioni più terribili della sua disumanità.

Parliamo di Oswiecim, cittadina a 70 km da Cracovia, meglio nota col funereo nome tedesco di Auschwitz. Qui era situato il Konzentrazionslager Auschwitz-Birkenau, il più esteso campo di sterminio nazista.

In Polonia furono aperti molti lager ma furono distrutti quasi tutti dagli stessi nazisti per nascondere le mostruosità compiute. L’occultamento fu spesso vano a causa della massa di testimonianze raccolte successivamente. Queste vanno dai racconti dei sopravvissuti ai diari quotidiani, spesso degli stessi aguzzini, in cui si descriveva cinicamente la vita del campo.

Nel caso di Auschwitz, quando i sovietici lo liberarono nel ’45 trovarono un campo semi-distrutto, poi ricostruito fedelmente grazie alle molte testimonianze.

L’area su cui si estendeva era vastissima, divisa in tre parti: Oswiecim (Auschwitz I), Brzezinka (Auschwitz II-Birkenau) e Monowice-Dwory (Auschwitz III), più 39 sottocampi posti in diverse località.

Oggi è un museo che dovrebbe essere un monito al mondo. Purtroppo appare come una delle tante, attuali testimonianze della mostruosità umana. Tutto questo è accaduto nel XX secolo. L’uomo si credeva civile, come ora si crede tale. Purtroppo non è così.

Auschwitz I

L’arco d’ingresso del lager reca ancora la beffarda scritta “Arbeit macht frei”: il lavoro rende liberi. Questo, infatti, era un campo di lavoro in cui migliaia di deportati sopportavano ritmi massacranti, sottoposti ad una disciplina feroce e in condizioni climatiche, igieniche, sanitarie ed alimentari spaventose.

Creato da Himmler nel 1940 e comandato da Rudolf Höss, raccolse milioni di deportati provenienti da 28 nazioni. Sopravvissero in poche migliaia. Fu uno dei punti nevralgici del folle progetto chiamato Soluzione Finale. Questo prevedeva lo sterminio della minoranza ebraica dalle zone occupate dai nazisti, ma per le fatali baracche passarono anche dissidenti politici, criminali comuni, zingari, omosessuali, invalidi e molti altri.

Milioni di uomini, donne, bambini uniti quasi tutti da un unico destino: la morte.

Questa col passare degli anni è stata inferta in modi sempre più efficienti.

Inizialmente il problema dell’uccisione di più persone al costo minore fu risolto affollando inverosimilmente piccole baracche poi saturate con i gas di scarico di mezzi pesanti. Via via che l’afflusso di prigionieri da ogni angolo d’Europa diventava sempre più massiccio, si dovettero inventare nuovi metodi più rapidi ed efficaci.

Ecco quindi i primi esperimenti con il gas Cyclon-B, condotti proprio ad Auschwitz e poi esportati negli altri campi di sterminio. Le prime vittime, nel 1941, furono 600 prigionieri di guerra russi e 250 malati. È questo il racconto che si legge all’interno dei padiglioni, riadattati come esposizione degli orrori che vi si svolsero per anni.

Superato l’arco si cammina come storditi tra basse costruzioni in muratura al cui interno sono esposti angoscianti cimeli: un’urna piena di cenere umana, montagne di capelli, spazzole, protesi, occhiali, scarpe e tutti i beni di cui erano spogliati i prigionieri, tranne quelli preziosi, riciclati immediatamente.

All’interno di altri padiglioni si trovano percorsi specifici dedicati a tutti i Paesi europei e non, Italia compresa, da cui furono deportati dei prigionieri in questi campi.

Qui funzionavano anche dei laboratori per esperimenti chimici o di sterilizzazione di donne e uomini, ed è possibile osservare alcune attrezzature dell’epoca.

Nei pressi dell’ingresso si trovano due forni crematori usati per le “emergenze”, poiché il campo di sterminio vero e proprio, Birkenau, si trova a 3 km di distanza.

Accanto c’è la forca con cui furono giustiziati nell’immediato dopoguerra i gerarchi catturati.

 

Auschwitz II/Birkenau

Qui si trova la stazione ferroviaria, ritratta in Schindler’s List di S. Spielberg o nel recente La vita è bella di R. Benigni, in cui avveniva la prima selezione dei prigionieri. Serviva a separare gli abili al lavoro, spediti ad Auschwitz I, da coloro, generalmente vecchi e bambini, destinati immediatamente ai forni crematori.

Birkenau, infatti, aveva la funzione di campo di sterminio, con decine di forni e baracche in cui i prigionieri aspettavano l’esecuzione anche giorni, in condizioni difficilmente immaginabili.

Alla fine del binario principale si trova un commovente monumento alle vittime.

 

Uscendo dal lungo e scarno recinto di Birkenau, con ancora negli occhi le lunghe file di camini e baracche che si perdono nella verde campagna, il cuore sarà molto più pesante, ma il ricordo indelebile che ci accompagnerà forse aiuterà ad avere uno sguardo più completo e obiettivo sulla guerra e le sue conseguenze.

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